Ma occorrono scelte quotidiane “green”
Tempi duri per gli automobilisti di Rovigo e frazioni: da ottobre 2019 a gennaio 2020 il livello di smog, fuori norma per giorni e giorni, è stato preoccupante per la salute di tutti i residenti del capoluogo. La concentrazione di polveri sottili nell’aria, il cui limite è fissato per legge a 50 microgrammi a metro cubo, è più volte schizzata alla stelle tra autunno e inverno, complici anche le condizioni meteorologiche sfavorevoli al decremento delle particelle ristagnanti in atmosfera, tanto da porre il capoluogo polesano al non proprio lusinghiero 11esimo posto per qualità dell’aria tra tutte le città della Penisola.
Sotto la lente di ingrandimento della Polizia Municipale, appostata per i dovuti controlli del rispetto dell’ordinanza anti smog sono finiti, così, tutti i mezzi alimentati a gasolio omologati da euro zero a euro 4, quindi una bella fetta del parco circolante nel territorio del comune, delle frazioni e delle periferie, territorio a cui si estende il divieto di circolazione: si salvano solo le principali arterie del traffico cittadino, la superstrada e le autostrade.
L’ordinanza anti-smog stilata dagli uffici di Palazzo Nodari, sulla base dei dati dell’Agenzia regionale per l’ambiente, è dunque calata come una scure su chi, possedendo un un’auto vecchia, è stato costretto a tenere il veicolo in garage: un profondo disagio soprattutto per i lavoratori e pendolari.
Lavoratori e pendolari su cui pende una duplice spada di Damocle: oltre alla sanzione pecuniaria per i trasgressori, (due ad esempio sono state comminate lo scorso 9 gennaio) si aggiunge anche il ritiro della patente se l’infrazione viene commessa due volte di seguito.
Data la severità della misura non si contano, com’è ovvio, le lamentele sui social dei cittadini costretti a rimanere a casa o spostarsi con i mezzi: la maggior parte dei post sul tema puntano il dito sulle emissioni prodotte dal riscaldamento delle abitazioni e delle grandi fabbriche, che sarebbero dunque le maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico da polveri sottili. A onor del vero, è di pochi giorni fa la notizia, riportata da un noto quotidiano locale, che il termostato a Palazzo Nodari sia regolato sui 27 gradi centigradi, mentre l’ordinanza obbliga tutti gli altri a non superare i 19 gradi centigradi negli uffici e nelle abitazioni, e i 17 gradi nelle strutture adibite a attività industriali ed artigianali.
Sempre qualche giorno fa è apparso sulla stampa un articolo in cui si spiegava che “mentre il Comune di Rovigo vieta di girare col furgone a gasolio del 2004 o di viaggiare sull’ automobile diesel del 2005, dall’altra parte spende quasi 45mila euro all’anno di gasolio per il riscaldamento di scuole, palestre e uffici in pieno centro”.
A quale conclusioni siamo dunque giunti alla Florgas? Crediamo che “la virtù stia nel mezzo”.
Pur essendo, infatti, scontata l’incidenza sullo smog dei riscaldamenti degli edifici, siano privati, aziendali o pubblici, siamo in linea con le parole di Legambiente, che ha pubblicato il consueto rapporto Mal’aria 2019: “l’Italia è al primo posto in Europa per morti premature da biossido d’azoto. Le città sono soffocate da traffico e riscaldamento domestico, da industrie e dalle pratiche agricole.In questo quadro, tuttavia, l’auto privata continua ad essere di gran lunga il mezzo più utilizzato, se ne contano 38 milionie soddisfano complessivamente il 65,3% degli spostamenti”.
In breve, insomma, per consigliare i nostri lettori al meglio, ci affidiamo ai dati diffusi dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che sostiene, nell’ultimo aggiornamento dell’Inventario nazionale delle emissioni in atmosfera, che “un confronto tra veicoli Euro 6 di media cilindrata mostra come le auto alimentate a gpl e metano siano caratterizzate da fattori emissivi di ossidi di azoto, particolato atmosferico e anidride carbonica sensibilmente inferiori rispetto a quelli relativi ad auto alimentate con carburanti tradizionali”.
Dunque, tirando le somme, il modo migliore per ridurre le emissioni è utilizzare l’auto il meno possibile, camminando se le distanze da coprire sono brevi, o, in alternativa, servendosi della cara vecchia bicicletta o dei mezzi pubblici. Tuttavia, se proprio non potete fare a meno di spostarvi sulle quattro ruote, come chi deve raggiungere ogni giorno il posto di lavoro, il gpl e il metano rimangono ad oggi, almeno in Italia per capillarità della rete di rifornimento, la soluzione più lungimirante: un ponte perfetto per la prossima generazione di veicoli a emissioni zero (non necessariamente elettrici a batteria…ma questa è un’altra storia).