I serbatoi in fibra di carbonio

I serbatoi per metano in materiale composito di Tipo 4 sono oggi equipaggiati su un numero sempre crescente di modelli ed abbracciati dai costruttori per le loro capacità di stoccaggio a peso ridotto rispetto all’acciaio.

Sono costituiti da un primo serbatoio in acciaio di spessore ridotto, su cui viene saldata la ghiera porta-valvola. Per consentirne la resistenza allo stress meccanico vengono rivestiti da uno strato di fibra di carbonio immersa in una resina bicomponente.

Garantiscono eccezionale resistenza alla pressione del metano e pesano meno dei serbatoi in solo acciaio.

Il regolamento europeo R110, così com’è stato recepito dal Ministero dei Trasporti in collaborazione con il GFBM (Gesione Fondo Bombole Metano), prevede per detti serbatoi la visita ispettiva dopo 4 anni (entro lo stesso mese di immatricolazione per le auto nate con la doppia alimentazione) e successivamente ogni 2.

Recentemente è stata data facoltà alle officine attrezzate, che abbiano operato la formazione necessaria e siano in possesso dell’attrezzatura adeguata, di operare lo smontaggio dei moduli di bombole in composito dai veicoli nativi a metano, con il solo vincolo della presenza di un funzionato incaricato dal DTT per l’ispezione visiva finale e l’emissione dell’esito.

Per tutti i veicoli da trasformare successivamente all’acquisto e alla messa in strada la scelta del serbatoio di Tipo 4, visti i costi elevati, è ad oggi poco diffusa.

Altre applicazioni relative a serbatoi in fibra di carbonio di tipo 4 sono lo stoccaggio di idrogeno e di metano fino a 700 bar. Tali pressioni sono richieste nei paesi nord europei per lo stoccaggio di metano su autobus.

La diffusione dell’LNG e dei serbatoi criogenici in grado di stoccare metano liquido a pressione ambiente, pur se tra difficoltà infrastrutturali iniziali, sembra limitare la scelta dei contenitori Tipo 4 alle sole autovetture.